Il Palazzo delle Poste di età fascista
Un approfondimento
Emblema dell’arte fascista a Caltanissetta, con il suo eclettismo
e con la sua struttura architettonica, il Palazzo delle Poste è un grande
edificio, che sorge nell’antica contrada Canalicchio. Nato inizialmente come
chiesa di sant’Antonino con l’annesso convento dei frati minori riformati,
cominciò ad essere costruito nel settembre del 1637. Tante le decorazioni che
furono aggiunte alla struttura originaria, come una custodia in legno di noce
in fondo all’abside e la pregevole fontana Murena che sorgeva sullo spiazzo di
fronte alla chiesa e che esisteva ancora nell’Ottocento.
A seguito della soppressione degli ordini religiosi e dell’incameramento dei relativi beni da parte del demanio, il convento venne adibito a caserma e uffici del comando dei Carabinieri mentre la chiesa venne utilizzata come deposito militare di armi, per poi essere distrutta definitivamente nel secondo ventennio del Novecento per lasciare spazio al progetto del Palazzo delle Poste. Inaugurato dall’ingegnere G. Lombardo il 29 ottobre del 1934 con l’obiettivo fondamentale di rendere più funzionale il telegrafo, l’edificio posa su di un alto basamento di pietra bianca e si sviluppa su tre piani: un seminterrato, un piano rialzato e un primo piano con funzione di attico. Divenne di proprietà della Banca del Nisseno nel 2004 e fruibile al pubblico dopo un ventennio di restauro assolutamente conservativo, durante il quale vennero riportati alla luce un ordigno bellico della seconda guerra mondiale e una cripta risalente al 1867, anno in cui in città era scoppiata una potente epidemia di colera. Oggi il Palazzo è sede centrale della Banca del Nisseno e della Soprintendenza per i beni culturali e ambientali di Caltanissetta.
A seguito della soppressione degli ordini religiosi e dell’incameramento dei relativi beni da parte del demanio, il convento venne adibito a caserma e uffici del comando dei Carabinieri mentre la chiesa venne utilizzata come deposito militare di armi, per poi essere distrutta definitivamente nel secondo ventennio del Novecento per lasciare spazio al progetto del Palazzo delle Poste. Inaugurato dall’ingegnere G. Lombardo il 29 ottobre del 1934 con l’obiettivo fondamentale di rendere più funzionale il telegrafo, l’edificio posa su di un alto basamento di pietra bianca e si sviluppa su tre piani: un seminterrato, un piano rialzato e un primo piano con funzione di attico. Divenne di proprietà della Banca del Nisseno nel 2004 e fruibile al pubblico dopo un ventennio di restauro assolutamente conservativo, durante il quale vennero riportati alla luce un ordigno bellico della seconda guerra mondiale e una cripta risalente al 1867, anno in cui in città era scoppiata una potente epidemia di colera. Oggi il Palazzo è sede centrale della Banca del Nisseno e della Soprintendenza per i beni culturali e ambientali di Caltanissetta.
Maestro indiscusso dell’eclettismo dell’età fascista è l’artista
Gino Morici. Gino Morici è nato a Palermo dove ha vissuto e ha lavorato,
diventando affreschista, scenografo, decoratore, incisore, illustratore di
libri, costumista. Assai grande è il lavoro di Morici nel Palazzo delle Poste
di Caltanissetta, dove ha realizzato gli affreschi del piano rialzato e del
primo piano con l’amico Gaetano Sparacino e insieme si occuparono della
decorazione del salone del pubblico, adiacente alla sala dei telegrammi. Ma
probabilmente l’opera più importante dell’artista, oggi conservata nell’ex sala
del telegrafo al primo piano del Palazzo è la cosiddetta “Allegoria
dell’Italia” così chiamata poiché la giovane donna al centro della scena,
seduta su uno sperone di roccia e reggente con la mano sinistra il fascio Littorio,
rappresenta un’Italia giovane che, nel periodo del Fascismo, cerca di affermare
la propria grandezza. Il quadro, di grandi dimensioni e con gli angoli
superiori smussati, presenta ai lati uomini e donne, emblema della vocazione
marinara e agricola dell’Italia. Quanto maggiore è la presentazione del tema
principale tanto minore è la cura per i dettagli. Infatti l’obiettivo
fondamentale dell’artista è quello di esprimere le idee fondamentali del tempo,
anche se contrarie alle opinioni del pittore. Ed è possibile affermare questo
grazie all’utilizzo da parte di Morici di colori particolarmente scuri,
insoliti per il suo stile pittorico. Rappresentativi dell’artista sono anche le
miriadi immagini dell’Hidalgo, personaggio tratto dal Don Chisciotte, in cui lo
stesso artista cerca di immedesimarsi. Sparse in molti locali dell’edificio, i
disegni dell’Hidalgo contribuiscono a smorzare notevolmente la serietà della
struttura architettonica e dell’atmosfera dello stesso ambiente lavorativo.
Viviana Giunta
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